Un tratto della Claudia Augusta Altinate












































Il castello di Zumelle in provincia di Belluno
COME MUTA IL MESTIRE DI NOMADE.
CLAUDIA AUGUSTA ALTINATE: STRADA VERA, PRESUNTA O SOGNATA?


Come si producono i camminamenti e i percorsi? Noi vediamo i risultati, ma spesso ignoriamo o ci sono impossibili i cominciamenti. Anzi sarebbe significativo capire anche quello che non è praticamente leggibile o difficilmente riconoscibile: le variazioni stesse e le varianti e gli abbandoni che diventano tracciati fossili, orme, ruderi di scie e vestigia, fino a divenire frammenti di poca o nulla significanza. Tutte queste cose costituiscono materia forte di percorso e non soltanto per coloro che sanno fare interpretazioni e riescono a rinvenire e attribuire senso da minutaglie sopravvissute. La materialitá non è costante, è alla continua ricerca di una faccia possibile, ovviamente questo comporta anche perdere la faccia ricorsivamente e caoticamente ad un tempo. Anzi quando i percorsi non vengono viaggiati più, anche le facce si stingono e affondano nel rigoglio delle foreste o nell'usura del vento e delle acque. Noi per lo più cogliamo i risultati e una strada ci appare addirittura ovvia nella forma in cui ci appare al momento attuale. Anzi. I percorsi sovente appaiono l'esito dell'aver trovato la via più facile nell'attraversare intrichi di vegetali o asperità di rocce e scoscendimenti o vorticare di acque o nel loro insolentirsi in flaccide paludi. Ma la via più facile non sempre vuol dire la più breve e la meno faticosa. Le strade e i percorsi in genere sono tracciati dei viventi. Potremmo dire che ogni vivente cerca di stare nel mondo preservandosi dal mondo e inventa il suo modo di essere tana individuale, familiare, di clan o di branco. Ci sono modi diversi di fare strada e scia tra lumache e formiche. Ma ogni essere vivente è anche esploratore e utilizzatore di territorio. Per far questo inventa tracciati di utilità e di attrazione, strumenti per gestire lo spostamento. Tana e strada/sentiero sono esigenze primarie, perché gli umana, anche se sono diventati 'stanziali', mai hanno smesso di essere mobili e nomadi e di conseguenza di produr percorsi e usare percorsi. Quasi mai i tracciati sono individuali, anche perché se ai primordi possono corrispondere soltanto ad un'esplorazione singola e non lasciare a traccia, allora si tramutano in eventi effimeri. La cosa cambia qualora divengano eventi dalla percorrenza ricorsiva e iterativa con caratteri di andata e ritorno, ossia di reversibilità ambientale. L'andare e il ritornare creano il solco persistente e il sedime dove inserire elementi di maggiori stabilità e tecnologie migliorative e facilitanti. Le facce delle strade o sentieri mutano quando si applicano abilità differenziate ed evolute ed evolventi. Si cambia modo di attraversare e collegare luoghi se le tecnologie sono quelle dei raccoglitori-cacciatori, oppure quando si diventa agricoltori e allevatori, artigiani, mercanti, scambisti di merci, esploratori, predoni, ecc. Ad ogni ruolo corrispondono abilità e tecniche diverse, positive negative. Ad ogni mutamento di paradigma tecnologico cambia anche l'aspetto, la tecnica costruttiva e la lunghezza e la destinazione delle strade, vie e sentieri. Finché la mobilità è stata muscolare (ossia legata a piedi/gambe) o ad animali (equini, bovini e altri animali trasporto), le strade hanno seguito criteri di relativa lentezza con scelte legate all'opportunità dei luoghi. Tra un tracciato che doveva inoltrarsi in aree impaludanti dove si poteva essere vinti dalle prese dei fanghi e tracciati anche in altura, ma con maggiore solidità e sicurezza di fondo, si sceglievano strade collinari e anche montane, piuttosto che planiziali e vallive se queste erano insidiate da acque stagnanti e pantanose. Certo l'invenzione della ruota e dei carri, ha rivoluzionato il modo di concepire e usare le strade. Come un fattore di notevole cambiamento era stato l'addomesticamento del cavallo con bardature consone. Ma il cavallo non era ad appannaggio di tutti, anzi era un fattore fortemente discriminante, socialmente selettivo e gerarchico, tanto che i possessori di cavallo avevano uno status sociale di eccellenza e il titolo di nobiltà. Definirsi equites e cavalieri non significava di certo solo la condizione di utilizzatori di cavalli. I cavalli hanno cambiato la velocità di transito delle strade e la loro organizzazione di carri e gestione. I cavalli hanno supportato maggiormente i percorsi di lungo e lunghissimo tragitto. Il mondo greco-latino è stato il paradigma caratterizzato da una mobilità ampiamente connotata dalla presenza equina e dal transito di carri. I luoghi di cambio dei cavalli sono divenuti scansioni dell'organizzazione del territorio, con i punti delle mansiones e punti di posta. Per molti secoli le strade compatibili con i cavalli sono divenute il paradigma caratterizzante il livello più evoluto della mobilità, anche se l'imprinting dei tracciati era spesso ricalco di rettifiche e razionalizzazioni di sentieri arcaici e trasmutazione di sentieri in stratae. Le vicende della strada Claudia Augusta Altinate, in larga misura struttura latina a profilo definito, manifesta varianti che si collocano dentro lo scenario sopra descritto. Con alcune differenziazioni di natura militare perché i punti strategici erano presidiati da castra e da fenomeni di piccoli castra nei casi di minore entità estensiva, si trattava della versione del castrellum, premessa per l'evoluzione militare nel Medioevo che ha siglato i punti strategici con castelli, i quali, anche etimologicamente, sono la persistenza dell'ovvia continuità del castrellum in castello. La Claudia Augusta Altinate stessa è perlustrabile con questi criteri. Ma se cambiano radicalmente le tecnologie anche l'esistenza delle antiche strade viene sconvolta. La comparsa del treno non è solo un elemento nuovo della storia, ma anche un fattore che cancella o oscura la storia. La ferrovia è appunto una via di ferro e deve rispondere ai carattere ed esigenze dei cavalli meccanici a vapore. Pertanto nascono nuove strade, non poche volte con tracciati decisamente distinti da quelli arcaici, protostorici e storico-antichi. Un primo colpo micidiale la Claudia Augusta Altinate lo riceve dalla realizzazione delle ferrovia Treviso-Belluno nel 1884. Poi arrivarono altri animali meccanici a quattro ruote che richiesero tracciati adatti a loro, spesso paralleli alle ferro-vie. Fino a configurarsi come strade specializzate - le auto-strade -. L'autostrada Venezia-Belluno viene inaugurata nel 1972 fino a Vittorio Veneto. Dal 1995 è stato aperto il prolungamento che da Vittorio Veneto Nord raggiunge Pian di Vedoia (Ponte nelle Alpi). Con quest'ultimo tratto, dopo l'uscita di Vittorio Veneto Nord, l'autostrada abbandona la Pianura Padano Veneta e si addentra tra le Prealpi scavalcando con alcuni viadotti la Val Lapisina, superando con due gallerie la sella di Fadalto e la zona del Lago di Santa Croce e terminando quindi a Pian di Vedoia presso Ponte nelle Alpi. I resti sempre più imbastarditi della Claudia Augusta Altinate divengono tracciato minore o tracciati abbandonati. In larga misura non si passa più di là se non per esigenze locali. Le grandi vicende di mobilità affondate nel tempo ora si scolorano e forse la Claudia Augusta è un fantasma o forse una favola inventata per ingentilire il girovagare tra monte Cesen e Col Visentin.

Gabriele Righetto